LE DUE SPONDE 

Nel giugno del 1940, otto navi, lasciano Tripoli e Bengasi, con destinazione: Ravenna, Napoli e Genova. Il loro carico erano tredicimila bimbi, figli dei coloni della “flotta del lavoro”, la cosiddetta “Quarta Sponda”. Il Regime aveva richiamato in Patria tutti i piccoli dai 4 ai 15 anni per metterli al sicuro, in vista dell’imminente decisione sulla dichiarazione di guerra, con la scusa dichiarata di mandarli in vacanza nelle colonie Italiane.

Su quella nave c’era anche Vincenzo, appena 4 anni, imbarcato solo dopo 1 mese che era arrivato in Libia con la famiglia, a Barce. 

Il rientro in Libia era previsto entro tre mesi, ma la guerra li trasformò in cinque interminabili anni di vagabondaggio, tra pericoli e fame.

Il 10 giugno infatti l’Italia entra in guerra, la vita in colonia, notoriamente rigida, divenne a quel punto ancora più dura, con l’inserimento di attività di stampo militare: marce, alzabandiera, inni.

Nel 1945, dopo 5 anni di spostamenti tra le colonie d’Italia, sotto le bombe della guerra, Vincenzo si ricongiunge con il fratello maggiore. Trasferito poi in una nuova colonia, rimane in attesa di essere imbarcato di nuovo per la Libia, cosa che accade solo nel giugno del 1947.

Vincenzo ha 11 anni quando torna dalla sua famiglia. Ad attenderlo alla stazione di Zavia, il padre, la madre, un fratello e tre sorelle, persone per lui oramai totalmente estranee. 

Vincenzo lascia definitivamente la Libia nel 1963, oggi abita in un appartamento vicino al mare, a Ostia, da cui non può uscire per questioni di salute. Non così vicino alla spiaggia però, da poter vedere quel mare, che tante volte ha attraversato, o visto dalle finestre delle colonie che lo hanno ospitato in quei cinque lunghissimi anni.