VITE STRAPPATE

Italia 1944, seconda guerra mondiale. È il 12 maggio, gli alleati, bloccati da mesi sul fronte della linea Gustav, scatenano l’operazione Diadem, tentativo ultimo di sconfiggere le truppe della 10ª armata della Wehrmacht, su di essa assestate.
Ai 12.000 soldati del Corpo di Spedizione francese alleato (CEF), in gran parte di origine marocchino-algerina, i cosiddetti Goumiers, viene dato l’arduo compito di attaccare lungo i ripidi pendii dei monti Aurunci.
I goumiers, soldati abituati a combattere sui monti, riconoscibili per la loro divisa, la “djellaba” e per il lungo coltello, la “koumia”, con cui sgozzavano o mutilavano i nemici, sfondarono le resistenze tedesche, aprendo così a tutto l’esercito alleato la strada per Roma.
Nelle due settimane successive alla battaglia, terminata il 17 maggio con la caduta di Esperia, i 7.000 goumiers sopravvissuti, soldati che vivevano di saccheggi, dediti ad ogni sorta di violenza, applicarono le tattiche a cui erano stati istruiti dagli ufficiali coloniali nei loro paesi di origine, cosicchè devastarono e razziarono una vasta zona della Ciociaria, lasciandosi dietro una scia di soprusi, furti, stupri e uccisioni sulle inermi popolazioni civili senza precedenti. I Goumiers in pochi giorni uccisero e violentarono migliaia di donne e uomini, di età compresa tra gli 8 e gli 85 anni.
La violenza per quelle donne non si sarebbe però rimarginata insieme alle ferite subite o al guarire delle malattie veneree contratte. Le numerose vittime delle marocchinate vennero additate di aver leso l’onore e la dignità dei loro uomini, le più giovani vennero ripudiate dalla famiglia e costrette a subire nuove violenze e discriminazioni. Le loro vite le erano state strappate via in quelle due settimane di inferno e niente e nessuno sarebbe stato in grado di ridargliele indietro.
Una storia che, a lungo ignorata e addirittura minimizzata dalle autorità francesi, è rimasta impressa solo nella memoria dei pochi singoli che hanno avuto il coraggio di raccontarla. Purtroppo vittima anch’essa, di una mancanza di memoria storica e collettiva della nostra società.